L’Acropoli

Abitata sin dalla preistoria, l’Acropoli (città alta) di Atene si era man mano fortificata sino a ospitare, in età micenea, un palazzo. Nei secoli, l’Acropoli era divenuto il cuore religioso della città. Nel 480 a.C., i Persiani conquistarono Atene saccheggiando e distruggendo gran parte della città e i monumenti che abbellivano l’Acropoli. Al termine delle Guerre Persiane, gli Ateniesi intrapresero un lungo e ambizioso programma di ripristino dell’Acropoli, che nel V secolo fu dotata di un’imponente veste monumentale, specchio del potere economico della città e della sua egemonia nella regione. Gli antichi arredi sacri e le offerte votive profanate dai Persiani, segno tangibile di una traumatica violazione dell’identità civica e religiosa degli Ateniesi, vennero seppelliti ritualmente sull’Acropoli stessa. Tra i più convinti promotori della ricostruzione dell’Acropoli fu Pericle, protagonista della vita politica ateniese intorno alla metà del secolo, che affidò la direzione dei lavori, come episkopos (soprintendente), allo scultore Fidia. Per decenni, i cantieri dell’Acropoli procedettero a ritmo serrato. Plutarco, autore di Età imperiale romana, vissuto tra il I e il II secolo d.C., ricorda che “gli edifici salivano superbi di mole, impareggiabili in grazia di linee, poiché gli artigiani andavano a gara per superarsi l’un l’altro nella perfezione del lavoro. Ma specialmente era sbalorditiva la celerità con cui progredivano” (trad. da A. Giuliano, Enciclopedia Treccani, Il mondo dell’archeologia 2004).

All’Acropoli si accedeva dal meno ripido versante occidentale attraverso i Propilei (dal greco pro, “davanti”, e pyle, “porta”, posto davanti alla porta). Questo complesso, edificato tra il 438 e il 432 a.C. dall’architetto Mnesikles, è composto da diversi ambienti posti su livelli differenti e dotato da un duplice ingresso: a ovest verso la città e a est verso la spianata monumentale.

Il corpo centrale, delimitato a nord e a sud da due file di colonne, si apriva nella parte settentrionale verso la Pinacoteca dove erano custoditi i dipinti (pinakes) offerti in dono ad Atena.

Sull’opposto lato sud, lo spazio venne occupato tra il 430 e il 421 a.C., dal tempietto di Atena Nike (Vittoria).

Il tempio più maestoso, il Partenone, dedicato ad Atena Parthenos (Vergine), fu il primo ad essere edificato tra il 447 e il 438 a.C. dagli architetti Iktinos, Kallikrates e Mnesikles; l’ornato scultoreo, affidato allo stesso Fidia, fu terminato solo nel 432 a.C.

L’Eretteo, posto nel settore settentrionale della spianata, ebbe una costruzione lunga e travagliata, che s’intreccia con le alterne vicende della Guerra del Peloponneso. Intrapreso nel 421 a.C., il cantiere terminò solo nel 404 a.C., dopo lunghe interruzioni. L’inconsueta pianta del tempio è frutto della volontà di accorpare in un unico edificio diversi ambienti ognuno dei quali utilizzato per venerare divinità: Poseidone-Eretteo, Zeus e Atena. Sul lato meridionale dell’edificio si trova la celebre loggia delle Cariatidi, che prende il nome dalle sei statue di fanciulle (korai), dette appunto Cariatidi, che sostengono l’architrave.

Nella Vita di Pericle di Plutarco, i monumenti dell’Acropoli sono evocati come segno di un passato, al contempo, irripetibile ed eterno: ciascuna delle opere erette in quegli anni “per bellezza fu subito, già allora, antica, ma oggi esse ci appaiono fresche, come fossero state appena ultimate. Ne sgorga come una perenne giovinezza che le conserva immuni dall’assalto del tempo, quasi fossero intrise di uno spirito vitale e di un’anima incapace di invecchiare” (trad. di S. Settis).